Pesci con Tentacoli Esistenti: Un Viaggio nel Mondo Marino

L'oceano, un mondo in gran parte inesplorato, nasconde creature affascinanti e misteriose. "È l'ignoto", afferma Erich Hoyt, autore di "Creatures of the Deep: In Search of the Sea’s Monsters and the World They Live In", sottolineando quanto poco conosciamo delle profondità marine. In questo articolo, esploreremo alcuni dei pesci e molluschi più straordinari dotati di tentacoli, svelando le loro peculiarità e adattamenti.

I Cefalopodi: Maestri dei Tentacoli

I cefalopodi rappresentano un gruppo antico e di grande successo evolutivo tra i Molluschi. Comparsi milioni di anni fa nei proto oceani, furono tra i grandi predatori dominanti nelle varie ere del Pianeta. I cefalopodi sono, da un punto di vista anatomico e comportamentale, forse il gruppo più sofisticato dei Molluschi e, molto probabilmente, di tutti gli Invertebrati.

Il Calamaro Vampiro: Un Nome Ingannevole

Nonostante il nome inquietante, i calamari vampiro (Vampyroteuthis infernalis) sono relativamente piccoli, crescendo fino a circa 30,5 cm di lunghezza. La prima cosa da sapere sui calamari vampiro è che non sono né vampiri né calamari, dice Bruce Robison, scienziato senior del Monterey Bay Aquarium Research Institute, che da decenni segue questi cefalopodi.

Lo scienziato tedesco Carl Chun descrisse per la prima volta il calamaro vampiro nel 1903. "Sospetto che gli occhi rossi e il mantello gli abbiano fatto dire: "Sembra un vampiro", dice Robison. Invece del sangue, il calamaro vampiro si nutre dei cosiddetti detriti marini galleggianti, come alghe, plancton morto e materia fecale. Ma sarebbe un errore sottovalutare questo minuscolo cefalopode.

Il Calamaro Colossale: Il Gigante degli Invertebrati

Il calamaro colossale (Mesonychoteuthis hamiltoni), da non confondere con il calamaro gigante, è il più grande invertebrato mai identificato. Nel febbraio 2007 alcuni pescatori del Mare di Ross, situato a sud dell'Antartide, hanno accidentalmente catturato una di queste creature. Prima di questo caso, non erano ancora stati osservati individui vivi nel loro habitat naturale. Tuttavia, nel 2023, l'esploratore degli abissi Matthew Mulrennan ha registrato un filmato che potrebbe ritrarre un piccolo di calamaro colossale vivo nell'Oceano Meridionale, a centinaia di miglia dalla costa argentina.

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Il Polpo Gigante del Pacifico: Un Colosso Marino

La piovra non è nient’altro che un polpo di grandi dimensioni: ha otto tentacoli con ventose, tre cuori ed un “cervello” per ogni tentacolo, poiché nei loro arti risiedono circa 50.000 milioni di neuroni. La più grande specie al mondo di piovra gigante può raggiungere i 4,5 metri di lunghezza per 70 chilogrammi di peso. Il polpo gigante del Pacifico si distingue dalle altre specie per le maggiori dimensioni. Il mantello del polpo ha forma sferica e comprende quasi tutti gli organi più importanti. La pelle è rugosa ed è ricoperta da piccole sacche di pigmento, dette cromatofori, che consentono all’animale di cambiare colore a seconda dell’ambiente circostante (mimesi).

Vive lungo le coste del Nord Pacifico, a profondità di circa 65 metri, ma lo si incontra anche in acque più basse o a profondità maggiori. È ritenuta la specie più grande di polpo esistente: ne è stato, infatti, rinvenuto un esemplare vivo del peso di 71 chilogrammi. Un altro contendente per questo titolo è il polpo a sette tentacoli: è stata ritrovata una carcassa del peso di 61 chilogrammi, ma da vivo è stato stimato pesasse 75 chili.

Ebbene sì, anche in Italia esistono le piovre giganti. Molto diffusa nei bassi fondali, non oltre i 200 metri, questa specie preferisce i substrati aspri, rocciosi, perché ricchi di nascondigli, fessure e piccole caverne in cui nascondersi. In Italia, pescatori e sub si abbattono non di rado in polpi e piovre giganti. Vengono catturati con il sistema delle nasse o grandi anfore, ovvero “gabbie” in cui restano intrappolati.

Anemoni di Mare: Fiori Urticanti

Il naturalista tedesco Christian Gottfried Ehrenberg nel 1831 classificò le Attinie nell'ordine Actiniaria, assegnandole alla classe degli Anthozoi (di cui fanno parte anche i Coralli e le Madrepore), appartenenti al phylum dei Celenterati o Cnidari. Nota anche come Anemone di mare, per il suo particolare aspetto, l'Attinia è uno degli animali invertebrati più antichi tutt'ora esistenti. Si tratta di una categoria di animali marini diffusi in tutti i mari caldi e temperati del globo.

Esistono diverse specie di Attinia che si distinguono per forme, dimensioni, colori e abitudini, ma una delle caratteristiche comuni è il loro aspetto complessivo: questi bellissimi animali somigliano a fiori per i loro tentacoli simili a petali e i colori vivaci. Le diverse specie di questi animali possono avivere a svariati livelli di profondità marine che vanno da pochi decimetri sotto il livello dell'acqua agli abissi oceanici. In genere, l'Attinia possiede un corpo molle a forma di sacco cilindrico e una sola apertura superiore circondata da tentacoli urticanti mobilissimi.

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Come altri Celenterati, gli Anemoni di mare sono provviste di numerosi tentacoli che assolvono diverse funzioni, tra cui quella offensive e difensiva. Nonostante il suo aspetto leggiadro l'Anemone di mare non è innocua come potrebbe sembrare. Come tutti i Celenterati possiedono cellule urticanti nei loro tentacoli con cui possono tramortire o uccidere altri animali. I loro tentacoli oscillano mossi dalle correnti o dal moto ondoso alla continua ricerca di prede.

La superficie esterna dei loro tentacoli è rivestita di cellule dette cnidoblasti, contenenti vescichette chiamate cnidocisti, piene di un liquido urticante e un minuscolo tentacolo cavo raccolto dentro a spirale, provvisto di piccoli uncini e aghi. La struttura si completa dallo cnidocilio, un filamento sensibile che funge da recettore. Non appena una preda o un nemico si avvicinano all'Attinia e giunge a contatto con i tentacoli, lo cnidocilio solleva l'opercolo dello cnidocisti e fa uscire dalla vescichetta il filamento velenoso e appuntito che va a pungere la vittima.

Simbiosi con le Attinie

Nei fondali marini dei tropici, oscillanti alle correnti, vivono grosse Attinie, sparse tra altri organismi dalle strutture rigide e incrostanti come i Madreporari. Le Attinie tropicali, in particolare quelle appartenenti al genere Stoichactis con i loro tentacoli rappresentano anche un importante rifugio per diverse specie di pesci immuni al loro veleno. Questi si insinuano tra i tentacoli delle attinie per sfuggire ai predatori e in cambio della protezione "ripuliscono" gli Anemoni dalle scorie.

In simbiosi con le Attinie vivono infatti diverse specie di Pomacentridi. Per l'associazione con i Crostacei, la più nota è la convivenza delle Attinie con i Paguri. Le Attinie si insediano sulla conchiglia abitata dal Paguro e in cambio della protezione offerta dali loro tentacoli urticanti, vengono trasportate dal crostaceo e possono nutrirsi dei resti del suo cibo. I due animali diventano inseparabili e quando il Paguro crescendo deve cambiare conchiglia per "abitare" in una più grande, porta con sè anche la sua amica Attinia.

Esistono alcune specie che vivono staccate dal fondo come la Adamsia Palliata ma in simbiosi con l'Eupagurus prideauxi, un Paguro che ospita nella sua conchiglia anche l'Anellide Polichete Nereis fuscata, un fatto curioso, visto che questo crostaceo si nutre di tutti gli altri anellidi. Su una stessa conchiglia si possono anche trovare diverse Attinie e Spugne e spesso tra questi animali esistono convivenze con preferenze specifiche a seconda delle specie.

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L'Attinia Calliactis parasitica nei mari settentrionali vive insieme al Pagurus Bernardus e al Pagurus augulatus, mentre nel Mediterraneo e nell'Adriatico la troviamo insieme al Pagurus maculatus e al Pagurus arrosor. Nel Mar Rosso e nell'Oceano Indiano il Pagurus arrosor raggiunge anche dieci centimetri di lunghezza e sulla sua conchiglia può ospitare fino a cinque Attinie Adamsia rondeletti. Nelle isole Hawaii vive il Granchio Melia tessellata che trasporta sulle sue chele due individui di Attinia Polidectus cupulifera.

Il Pesce Pagliaccio e le Attinie

Il Pesce Pagliaccio, detto anche Anfiprione, classificato come Anfiprion percula, è uno dei pochi pesci che possono convivere con alcune specie di Attinie o Anemoni di mare, animali marini che, nonostante l'ingannevole aspetto floreale, sono pericolosi per i loro tentacoli utricanti con le quali tramortiscono o uccidono ogni preda che capita loro vicino. Il veleno delle Attinie non ha effetto sui Pesci Pagliaccio e non è ancora chiaro se questo sia dovuto ad una immunità acquisita contro il veleno o se la loro pelle sia provvista di particolari sostanze protettive.

Alcune osservazioni sembrano convalidare la seconda ipotesi, poichè mentre gli individui perfettamente sani possono vivere tranquillamente tra i tentacoli degli Anemoni di Mare, quelli malati vengono paralizzati dai tentacoli e poi mangiati. Tra le barriere coralline dei mari tropicali, quasi tutte le grandi Attinie ospitano tra i loro pericolosi tentacoli una o più coppie di Anfiprioni. Questi piccoli ospiti dimorano, si rifugiano, dormono e si accoppiano tra le loro corone velenose e si allontanano solo temporaneamente per cercare cibo.

Le femmine dei Pesci Pagliaccio depongono le loro uova sotto l'Attinia, alla base del peduncolo, in modo da disporre di un nido sicuro per i suoi piccoli inoltre, sfregando il suo corpo sul peduncolo dell'Anemone, costringe l'animale a piegare i tentacoli, nascondendo completamente le uova. In base a quanto è stato osservato dai naturalisti, ogni Anfiprione sceglie il proprio Anemone, appartenente solo a una determinata specie, e ritorna sempre dallo stesso individuo. E' molto probabilmente che anche l'Anemone riconosca il proprio ospite.

Negli acquari invece questi rapporti possono cambiare e può succedere che il Pesce Pagliaccio si associ ad una specie di Anemone diversa da quella in cui si rifugia se si trova in libertà. Il motivo che spiega l'associazione tra i due animali non è ancora chiaro, per ora sono state avanzate alcune ipotesi sulla base dei comportamenti osservati. Si è notato che il Pesce Pagliaccio può procurare indirettamente cibo all'Anemone quando si rifugia tra i suoi tentacoli per sfuggire ai suoi predatori. Le Attinie offrono rifugio a diverse specie di Pomacentridi.

Altre Creature Marine con Tentacoli

Oltre ai cefalopodi e agli anemoni di mare, esistono altre creature marine che utilizzano tentacoli per cacciare, difendersi o interagire con l'ambiente circostante.

Medusa Olindias Formosa

Trovata al largo delle coste del Giappone, del Brasile e dell'Argentina, la splendida medusa Olindias formosa utilizza tentacoli brillanti e multicolori per attirare i piccoli pesci, spiega sempre il ricercatore Hoyt. Olindias formosa, anche se rara, a volte appare in grandi gruppi noti come fioriture. Questo accade quando l'aumento della temperatura dell'acqua crea più cibo per le meduse, portando a un aumento della popolazione.

Phronima Sedentaria

Lunghe in genere meno di un centimetro, le Phronima sedentaria predano le salpide, creature gelatinose che assomigliano a meduse, con una tecnica astuta. La femmina gravida usa le sue chele anteriori simili a quelle di un granchio per divorare le interiora della salpida, occupare il suo guscio scavato e deporre le uova al suo interno. Quando la prole si schiude, continua il ciclo consumando la salpa dall'interno, mentre se ne nutre anche la madre.

Adattamenti alle Profondità Abissali

La vita negli abissi marini richiede adattamenti unici per sopravvivere alle condizioni estreme di pressione, oscurità e scarsità di cibo. I ricercatori hanno scoperto che i pesci scompaiono improvvisamente a circa 7.500 metri di profondità, e la quota limite sarebbe imposta dalla molecola Tmao (N-ossido-trimetilammina): oltre a dare ai pesci il loro odore caratteristico, stabilizza le proteine e impedisce che l’enorme pressione dell’acqua le “distorca,” rendendole inutilizzabili.

Fra i mammiferi marini, lo zifio (Ziphius cavirostris) è sicuramente quello più a suo agio nelle profondità abissali, dove si spinge in cerca di calamari, le sue prede preferite. Il pesce vipera (Chauliodus sloani), uno dei più feroci predatori degli abissi, durante il giorno si sposta fra i 500 e i 3.000 metri di profondità, mentre di notte nuota vicino alla superficie in cerca di cibo. All’interno della bocca, che l’animale può spalancare grazie alla mandibola disarticolata, sono presenti circa 350 piccoli organi luminosi, un’attrazione irresistibile per chi vive nelle buie profondità abissali.

Le rane pescatrici appartenenti alla famiglia degli Anoplogastridae sono state rinvenute fino a una profondità di 5.000 metri. Hanno una sagoma inconfondibile, con una testa enorme da cui emerge una bocca sproporzionata, perfetta per catturare prede anche molto più grandi dei loro 18 centimetri.

Esistono ricci di mare che vivono a quasi 7.000 metri di profondità. Appartengono al genere Pourtalesia e possiedono uno scheletro estremamente sottile e delicato, tanto da apparire come una velina di carta. Per nutrirsi nell’ostile ambiente in cui vivono, scavano nel fondale e ingurgitano il fango filtrando i microorganismi che contiene.

I pesci topo, appartenenti alla famiglia dei Macrouridae, rappresentano circa il 15% della popolazione di pesci abissali. Vivono a profondità comprese tra 200 e 6.000 metri e più invecchiano più sono in grado di andare in profondità, di pari passo con vesciche natatorie piene di gas, infatti, sono connesse a muscoli mai osservati prima, che producono suoni col rilascio di gas.

I polpi del genere Grimpoteuthis vivono in acque molto profonde e sono dotati di due grandi protuberanze ai lati della testa che hanno fatto guadagnare loro il nomignolo di “polpo Dumbo”, per la somiglianza con l’elefantino della Disney. Finora sono state scoperte 18 specie di polpo Dumbo, che vivono nell’oceano Pacifico a profondità che vanno dai 400 fino ai 7.000 metri.

Un’altra ricerca si è invece concentrata sulla specie Notoliparis kermadecensis, un animale con la pelle così trasparente da lasciare intravedere gli organi interni. Nei 5 esemplari catturati a -7.000 metri in Nuova Zelanda, i ricercatori hanno visto che la concentrazione della molecola Tmao aumentava in modo proporzionale con la profondità di cattura del pesce.

Nella fossa delle Marianne, sono stati rinvenuti diversi tipi di anfipodi, crostacei simili ai gamberetti che, di solito, raggiungono a stento le dimensioni di un pollice. Lì, invece, erano lunghi anche 17 cm. Il record per le oloturie, comunemente chiamate “cetrioli di mare”, è fissato a 10.687 metri sotto il livello del mare.

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